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9 agosto 2025
Aggiornata il 10 agosto 2025
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C'era una volta in Cina, 黃飛鴻 huáng fēihóng, è un film del 1991 diretto dal regista 徐克 xú kè.
Una pellicola che ha segnato un’importante pietra miliare del genere dei film di arti marziali cinesi, che ha dato origine a un ciclo di film con protagonista Jet Li nel ruolo di Huang Feihong (1847 – 1924).
Medico e artista marziale cinese di grande popolarità e oggi considerato uno dei padri delle moderne arti marziali cinesi, soprattutto dello stile 洪家拳 hóngjiā quán. Deve la sua fama, quasi leggendaria, al fatto che ha speso la sua vita a curare e a difendere i deboli e gli oppressi.
La pellicola uscì nelle sale di Hong Kong il 15 agosto 1991 e il successo fu immediato, con un incasso di quasi trenta milioni di dollari. Fu poi portato in diversi festival in giro per il mondo e nel 1992 fu presentato a New York, anche se in una versione ridotta di 112 minuti (l’originale è di 134 minuti).
Il film è ambientato nella seconda parte del XIX secolo, nella città di 佛山 fóshān, durante un periodo di grande tumulto sociale e politico per la Cina. La data esatta non è citata nel film, ma possiamo farci un’idea da una delle primissime battute del film:
"Hong Kong è stata ceduta all’Inghilterra [1843], Macao al Portogallo [1557], la Russia ha invaso la provincia dello 黑龍江 hēilóngjiāng (1858). La nostra Nazione ora è divisa.”
Eventi distanti fra loro riuniti in una sola frase per dare l’idea allo spettatore delle indebite pressioni che le forze coloniali stavano esercitando sulla nazione cinese.
Volendo basarsi sulla data di nascita di Huang Feihong (più noto come Wong Fei-hung), la storia prende avvio intorno all’anno 1870. Da questo punto di vista bisogna sottolineare che non c’è stata da parte del regista una fedele ricerca storica, ma più una narrazione volta a sottolineare come le Nazioni occidentali abbiamo umiliato il popolo e la cultura cinese.
Il film non è né una storia oggettiva né una cronaca. Non è neanche un film storico attento alla realtà storica. È il racconto di come il colonialismo occidentale è stato percepito ed è percepito tutt'ora dalla popolazione cinese.
Gli occidentali in questo film sono “animali” privi d’intelletto, semplici esseri mostruosi che sparano su tutto ciò che si muove, che massacrano una folla intera senza battere ciglio.
Non a caso il film fa dell’identità culturale cinese uno dei pilastri della narrazione.
La scena d’apertura mette subito in chiaro l’abissale incompatibilità fra cinesi e stranieri. Durante un festeggiamento che vede protagonista la danza del leone, gli stranieri scambiano i petardi esplosi per i festeggiamenti come colpi d’arma da fuoco e reagiscono sparando all’impazzata sui cinesi festanti.
Gli occidentali non rispettano nulla e parlano solo mediante la violenza, forti di una totale impunità a causa della connivenza dei funzionari imperiali corrotti.
Non mancano nella pellicola le critiche nei confronti della popolazione cinese che "cede" alle attrattive della modernità introdotte dalle nazioni occidentali. Una popolazione attirata dalle promesse degli imbonitori che propongono un viaggio verso gli Stati Uniti presentati come una sorta di terra promessa, che in realtà si rivela essere una terra bisognosa di manodopera a basso costo e da sfruttare.
Già dai primissimi secondi il film si schiera in modo chiaro e netto. È facile capire come conquistò facilmente la simpatia del pubblico di Hong Kong, all’epoca sotto la dominazione britannica.
Wong Fei-hung è presentato come una figura ideale, un cinese che si oppone alle ingiustizie e al colonialismo delle nazioni straniere grazie alle sue abilità marziali. Le "battaglie" che Wong sostiene sono fortemente simboliche, volte a proteggere sempre i più deboli.
È impegnato a proteggere i propri cari e i valori tradizionali. Per farlo affronta banditi e ingiustizie sociali, sempre nel rispetto delle autorità (cinesi), anche quando queste assumono atteggiamenti accomodanti nei confronti degli stranieri.
Il film da un punto di vista narrativo è "confuso", quasi da mal di testa. Decine di attori e di comparse riempiono ogni scena, con una trama che va in mille direzioni, e che non sempre riesce a raggiungere una conclusione.
Le scene d’azione, in particolare i combattimenti, presentano delle coreografie spettacolari, nelle quali spiccano le capacità atletiche di Jet Li. Il regista ricorre a tecniche innovative per il cinema cinese, utilizza angolazioni dinamiche e montaggi rapidi per creare sequenze d’azione avvincenti.
Una delle sequenze più significative della pellicola è costituita dai titoli di apertura, che possono essere considerati quasi una vera e propria "clip musicale". Un gruppo di praticanti di arti marziali pratica in riva al mare guidati da Wong Fei-hung.
La musica di sottofondo alla sequenza è la canzone 男兒當自強 nàahm yìh dōng jih kèuhng cantata (in cantonese) da 林子祥 làhm jíchèuhng, la cui traduzione letterale è "Un uomo deve essere forte per sé stesso". Musica, parole e immagini danno un chiaro messaggio allo spettatore riguardo la "dignità" della cultura cinese.
"C’era una volta in Cina" è stato accolto positivamente dalla critica e dal pubblico, diventando un classico del cinema d’azione. La pellicola ha avuto un impatto duraturo sul genere delle arti marziali e ha aperto la strada a numerosi sequel e spin-off.
Non è solo un film d’azione avvincente; è anche un’opera che invita alla riflessione sulle questioni culturali e sociali della Cina del XIX secolo.
Pratica la tua conoscenza.
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shíjiàn zhēnzhī
Francesco Russo
NOTE SULLA TRASCRIZIONE FONETICA
Le parole in lingua cinese quando appaiono per la prima volta sono riportate in cinese tradizionale con la traslitterazione fonetica. A partire dalla seconda volta, la parola è riportata con il solo pinyin senza indicazioni degli accenti per favorire una maggiore fluidità della lettura dei testi.
BREVE PROFILO DELL'AUTORE
Francesco Russo, consulente di marketing, è specializzato in consulenze in materia di "economia della distrazione".
Nato e cresciuto a Venezia oggi vive in Riviera del Brenta. Ha praticato per molti anni kick boxing raggiungendo il grado di "cintura blu". Dopo delle brevi esperienze nel mondo del karate e del gong fu, ha iniziato a praticare Taiji Quan (太極拳tàijí quán).
Dopo alcuni anni di studio dello stile Yang (楊式yáng shì) ha scelto di studiare lo stile Chen (陳式chén shì).
Oggi studia, pratica e insegna il Taiji Quan stile Chen (陳式太極拳Chén shì tàijí quán), il Qi Gong (氣功Qì gōng) e il DaoYin (導引dǎoyǐn) nella propria scuola di arti marziali tradizionali cinesi Drago Azzurro.
Per comprendere meglio l'arte marziale del Taiji Quan (太極拳tàijí quán) si è dedicato allo studio della lingua cinese (mandarino tradizionale) e dell'arte della calligrafia.
Nel 2021 decide di dare vita alla rivista Spiralis Mirabilis, una rivista dedicata al Taiji Quan (太極拳tàijí quán), al Qi Gong (氣功Qì gōng) e alle arti marziali cinesi in generale, che fosse totalmente indipendente da qualsiasi scuola di arti marziali, con lo scopo di dare vita ad uno strumento di divulgazione della cultura delle arti marziali cinesi.
一口氣。一種武術。一個世界。
Yī kǒuqì. Yīzhǒng wǔshù. Yīgè shìjiè.
龍小五
Un solo respiro. Una sola arte marziale. Un solo mondo.
龍小五
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